Giuseppe Toniolo
GIUSEPPE TONIOLO
(Treviso 7 marzo 1845 - Pisa 7 ottobre 1918)
Laureato in giurisprudenza a Padova nel 1867, rimane nello stesso Ateneo in qualità di assistente, sino al 1872, trasferendosi successivamente a Venezia, a Modena e, infine, a Pisa, dove rimane come professore fino alla morte. Nel 1878, sposa Maria Schiratti, dalla quale ha sette figli. La sua è un'esperienza di famiglia ricca di tenerezza e di preghiera, una famiglia dove la Parola di Dio è di casa. Comincia a interessarsi attivamente all'Opera dei Congressi. Nel clima culturale del tempo, si impegna perché i cattolici siano presenti nella società civile. In quel momento essi cominciano a formare associazioni a tale scopo. Il 29 giugno 1867, nasce la Società della Gioventù Cattolica Italiana, primo nucleo dell'Azione Cattolica Italiana e, dopo la parentesi per la presa di Roma del 1870, si giunge al settembre 1875, quando, durante il II Congresso generale dei cattolici italiani, si stabilisce di promuovere, come organizzazione stabile, l'Opera dei Congressi e dei Comitati cattolici, il cui primo presidente è Giovanni Acquaderni, fondatore, con il conte Mario Fani, dell'Azione Cattolica. Sulla scia di questa organizzazione, il 29 dicembre 1889, a Padova, viene costituita l'Unione cattolica per gli studi sociali, il cui presidente e fondatore è proprio Giuseppe Toniolo il quale, nel 1893, dà vita alla "Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie".
Le sue ricerche spaziano dall'economia alla storia, alla sociologia, materie in cui egli cerca sempre di dimostrare il primato dei valori etici dei valori religiosi. La vita economica risulta arricchita e potenziata ove gli uomini agiscano rispettando i valori etici e i valori religiosi. Nei suoi numerosi scritti, propone varie innovazioni: il riposo festivo, la limitazione delle ore lavorative, la difesa della piccola proprietà, la tutela del lavoro delle donne e dei ragazzi.
Una articolata definizione del concetto di democrazia cristiana, con un particolare riguardo per le necessità delle classi più umili, la definizione dei principi fondanti di una società organica, che passa anche attraverso le rappresentanze delle categorie, la confutazione del concetto di materialismo storico, attente ricerche nel campo dell'economia applicata, con interessanti studi sulla ristrutturazione dell'azienda, all'interno della quale si auspicano forme di partecipazione dei lavoratori: questi sono alcuni dei numerosi argomenti trattati dall'Autore in maniera approfondita, come testimoniano gli scritti contenuti nei venti volumi dell'Opera Omnia.
Dal punto di vista religioso, è fautore di un'azione più incisiva dei cattolici in campo sociale. Dal 1894 in poi, diviene uno degli animatori del movimento della "democrazia cristiana". Difende il valore economico-sociale della religione, conciliando così fede e scienza. Nel 1908, pubblica il Trattato di economia sociale. Dopo lo scioglimento dell'Opera dei Congressi, Toniolo è incaricato di redigere i nuovi statuti del movimento cattolico. Nel 1906 è nominato presidente dell'Unione Popolare, che ha il compito di coordinamento generale delle attività in campo cattolico. Su suo impulso, nel 1907 iniziano le
Settimane sociali. Porta avanti il suo servizio ecclesiale con fedeltà alla Chiesa, stimato dai pontefici del suo tempo. Preoccupato della guerra in corso, elabora uno statuto di diritto internazionale della pace che affida al Papa. Muore nel giorno dedicato alla Madonna del Rosario, che egli è solito invocare ogni giorno. Le sue spoglie mortali riposano nella Chiesa di S. Maria Assunta a Pieve di Soligo. È stato dichiarato Venerabile il 14 giugno 1971. Il 14 gennaio 2011 il Santo Padre ha autorizzato la promulgazione del decreto del miracolo attribuito all'intercessione del Venerabile Servo di Dio.
UN BEATO PER IL NUOVO MILLENNIO
(L'iter della Causa di beatificazione)
L'iniziativa per l'avvio della Causa di beatificazione di Giuseppe Toniolo è merito della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana). Furono i fucini, infatti, che in un'assemblea dei Presidenti tenuta a Firenze il 21 maggio del 1933 se ne fecero promotori, inviando una lettera postulatoria a mons. Gabriele Vettori, Arcivescovo di Pisa, città dove Toniolo era a lungo vissuto, e a mons. Eugenio Beccegato, Vescovo di Ceneda (Vittorio Veneto), diocesi a cui appartiene Pieve di Soligo, dove riposano le sue spoglie mortali. La lettera esordiva così: "Le Associazioni Universitarie di Azione Cattolica, anche alla distanza di tre lustri dalla morte del prof. Giuseppe Toniolo, sentono di essere obbligate verso la Sua venerata persona, che in tempi difficili e torbidi seppe tenere alto, nelle aule scolastiche superiori d'Italia, il prestigio della scienza cristiana e alle giovani generazioni fu esempio splendidissimo di vita santa, tutta impiegata nell'adempimento dei doveri domestici e pubblici e consumata nobilmente nell'affermazione dei principi cristiani nella vita sociale. Il nome di Giuseppe Toniolo infatti vive ancora nelle università italiane, per la fama della sua dottrina e per merito dei suoi discepoli che lo hanno seguito nell'apostolato dell'insegnamento; vive soprattutto, il nome suo, tra i cultori della sociologia cristiana instaurata da Leone XIII, immortale autore della Rerum novarum, e nelle associazioni studentesche (..), per la diffusione delle dottrine sociali e del pensiero cristiano in generale". Alla FUCI si aggregò subito l'intera Azione Cattolica. Più tardi (1942) entrerà nel Comitato anche l'Università Cattolica del Sacro Cuore. La richiesta fu subito accolta dalla competente autorità e si iniziarono i processi informativi: dal 1934 al 1941 si svolse il Processo ordinario a Pisa, mentre alcuni processi si svolsero per rogatoria (Roma, Genova, Torino, Milano, Brescia, Ceneda). Su questa base, concluso anche l'esame degli scritti del Toniolo, si poté introdurre il processo apostolico (7 gennaio 1951). Furono istruiti processi a Pisa (1951-54), a Roma (1951-53), a Vittorio Veneto (1951-53), a Milano (1951-54). In tutto furono ascoltati 54 testi, e tra essi alcuni di grande notorietà: dal card. Pizzardo al futuro card. Bevilacqua, da don Luigi Sturzo al conte Giuseppe Dalla Torre. Il processo approdò al decreto di eroicità delle virtù emanato, su disposizione di Paolo VI, il 14 giugno 1971.
Da allora il Toniolo è venerabile. Ai fini della Causa, è questo il tempo della sensibilizzazione della comunità cristiana, della conoscenza della figura del Servo di Dio, e soprattutto della preghiera. Per la Beatificazione si attende infatti solo il segno di un "miracolo" compiuto per intercessione del Servo di Dio".
2011, il decisivo passo in avanti. Il 14 gennaio 2011 il Santo Padre Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante "un miracolo, attribuito all'intercessione del Venerabile Servo di Dio Giuseppe Toniolo". Si tratta della prodigiosa guarigione di un giovane di Pieve di Soligo - il paese in provincia di Treviso nel quale il futuro Beato è sepolto (nella chiesa parrocchiale) - che nel 2006 in una caduta da una rete di recinzione aveva riportato ferite che i medici avevano considerato mortali. Attorno a Francesco Bortolini, adesso 38enne, si era stretta la comunità parrocchiale di S. Maria Assunta, che aveva chiesto l'intercessione del venerabile Toniolo per la salvezza e la ripresa del giovane; e Bortolini, dopo qualche giorno, ha iniziato a migliorare fino a ristabilirsi completamente. Il 29 aprile 2012 Giuseppe Toniolo sarà beatificato a Roma, presso la Basilica di San Paolo fuori le mura.
Lettera al figlio Antonio
Caro il mio Antonio,
Tu non volesti, che in quest'ora io assistessi alla tua ultima prova di laurea, che oggi si chiude con un voto definitivo, che suggella la tua carriera universitaria. E sta bene; fu pensiero delicato, sia verso dei tuoi professori, che verso di te. Intanto che io attendo non senza trepidazione, quest'esito finale, ti dirigo per lettera (che forse vorrai serbare almeno virtualmente nel tuo cuore) una parola di più dell'animo mio paterno, in un momento certo solenne per la tua vita (…).
Dei tuoi studi, del ramo prescelto spero tu possa essere soddisfatto; e più se li proseguirai colla coscienza di adempire alla tua piccola missione quaggiù e colla pura intenzione della gloria di Dio. Forse è proprio per la via delle scienze positive naturali che alla Provvidenza piace oggidì di ricondurre, attraverso tante aberrazioni alternate da tante conquiste, alla fede. Ciò non perdere tu mai di vista. (…) Rammentati che se gli stessi problemi naturali per le loro manifestazioni fenomeniche appartengono di pieno diritto alle scienze positive di osservazione, invece per l'intima loro natura e per le cause prime ed ultime spettano pur sempre alla filosofia, la quale alla sua volta dà la mano per alcuni rispetti alle verità della fede. (…)
Gli studi diverranno dunque la tua professione. E ben sai come ciò mi soddisfi, continuando le traccia della mia carriera professionale. Ma vecchio di anni, non ancora di spirito, ti dico che per gli studi non devi dimenticare i problemi della vita pratica, in ispecie quelli sociali, che oggi grandeggiano e che rientrano pure palesamente nei disegni della Provvidenza, per richiamare le presenti generazioni per questa via a sé. Vi dedica perciò una parte secondaria e completiva della tua attività; ma non disinteressartene, proseguendo in qualche misura l'opera iniziata fin qui. Perocché noi dobbiamo di tale programma sociale fare quasi una parte dei nostri doveri di cattolici, dappoiché la Chiesa quel programma fece suo; e vuol dirigerlo alla salvezza del popolo e alla rivendicazione della civiltà cristiana. Ma in tale proposito pure, ad essere coerente e superando obiezioni, contrasti e pericoli (che tu stesso conosci), non venir mai meno ad una grande fiducia e fedeltà al papato; anche in queste applicazioni sociali.
E ciò non solo, come dicemmo e ben sai, laddove esso è fornito di autorità infallibile (in cose di fede, di morale e di disciplina generale), ma anche nelle norme direttive pratiche e di discipline passeggere; alle quali pur dobbiamo obbedienza, in virtù della autorità di reggere e governare della Chiesa, in ciò che pure indirettamente serve alla religione ed ai suoi fini. (…).
Eppure tutto questo ancora è poco, se non si appoggia a ciò che dà grandezza, resistenza e fecondità a tutto il resto. E comprendi che io voglio dire della condotta personale dell'uomo cristiano; che crede in Dio e lo serve prima e massimamente nella vita privata. Anche tu avrai sentito le lotte e i pericoli di questa vita interiore, e, grazie a Dio (...), spero non avrai gravemente a rammaricarti dell'esito di queste battaglie intime. E perché? Perché (...) non hai mai abbandonato la via della pietà. È questo invero il nostro primo e massimo e dolcissimo dovere, che si dirige immediatamente a Dio, nostro creatore, redentore, benefattore; a cui siamo debitori di tutto e da cui abbiamo diritto e ragione di attendere tutto. Deh! Ti prego, per quanto può un cuore paterno, che si ispira all'infinita paternità di Dio, non rallentarti e non intiepidirti mai nella via della pietà; non raffreddarti soprattutto nella frequenza dei Ss. Sacramenti; continua in essi, se fosse possibile e se a Dio piaccia, anche più e meglio di ora. Di qui il tesoro della nostra dignità e della nostra gioia spirituale; di qui il pegno e la misura di tutti i successi nella vita. Quanto più pertanto le lotte della vita d'ora innanzi si moltiplicheranno anche per te, tanto più tienti intimamente stretto a queste fonti di grazia, che sono poi anche nella vita esterna e pratica argomenti di fortezza, di saggezza, di letizia. Non dimenticarlo mai; dentro di te e fuori di te poni ad obbiettivo della tua esistenza il quaerìte primum regnum Dei e fa di cercarlo e custodirlo con la pietà; e vedrai come si abbella tutta la scena di questo mondo, come si sublimano tutti gli affetti di questo nostro cuore, come si appianano tutte le asprezze di questo cammino nella società (...).
In Dio sappi ricercare e vedere e gustare sempre e le gioie della futura famiglia, e i progressi delle tue indagini scientifiche e lo scioglimento delle questioni sociali; e le previsioni della futura democrazia, e la rivendicazione della patria e della sua grandezza, e il progresso della civiltà per mezzo della Chiesa; tutto ciò che forma (io lo so e ne godo) il nostro comune ideale.(...). Papà
Pisa, 1° luglio 1904